PSICOLOGIA DELL'ARTE
Gaia Comini
Verso una definizione

“L’ambito di indagine della psicologia dell’arte comprende lo studio dei processi cognitivi che intervengono nel comportamento artistico, di creazione e di esecuzione, e nel comportamento estetico, di ricezione e di fruizione, dell’opera artistica”. (A. Argenton, 1996)


Un tentativo di definizione esaustiva e “neutrale” della psicologia dell’arte potrebbe essere questo:
la psicologia dell’arte è quella disciplina che tenta di indagare le figure del processo artistico (autore, opera, fruitore) e le relazioni tra di esse, utilizzando le teorie e i metodi propri della psicologia.



È caratterizzata da un reticolo complesso di interrelazioni con altre discipline affini con le quali si trova a dover necessariamente confrontare, e talvolta confondere, tra le molte:
  • La filosofia, la semiotica e l’estetica;
  • L’antropologia e la sociologia;
  • La storia e la critica critica d’arte;
  • La fisiognomica;
  • La pedagogia e lo studio del disegno infantile;
  • La medicina e la psichiatria (arte e malattia);
  • La psicopatologia dell’espressione (secondo cui la produzione artistica del malato mentale è espressione della sua psicopatologia);
  • Art Therapy.

Orientamenti fondamentali

In generale,
gli orientamenti teorici che hanno dato (e danno tuttora) notevoli contributi alla psicologia dell’arte sono:

  1. L’estetica sperimentale
  2. La psicologia della Gestalt o della Forma
    (e la psicologia della percezione)
  3. Il cognitivismo
  4. La psicoanalisi

1
L’estetica sperimentale

“Considerata come un settore delle scienze del comportamento, l’Estetica [psicologica] consiste nello studio della produzione e della fruizione da parte dell’uomo delle opere d’arte e degli effetti sull’uomo di tali attività.”
(I. L. Child, 1969)

Gustav Theodor Fechner George David Birkhoff Daniel Ellis Berlyne

1a) Gustav Theodor Fechner (1801-1887, Germania)

  • Nel 1860 pubblica Elementi di psicofisica → opera con cui vengono gettate le basi per lo studio sperimentale delle relazioni quantitative intercorrenti tra gli stimoli fisici e le corrispettive esperienze psicologiche.

  • Nel 1876 pubblica Avviamento all’estetica .

  • Secondo Fechner l'estetica deve fondarsi su una procedura “dal basso” → iniziale e progressiva ricerca sistematica delle componenti elementari che determinano le reazioni di piacere/dispiacere nei confronti dell’arte.

  • Per pervenire a una “teoria del piacere e del dispiacere”, esistono 3 metodi:
    • Il “metodo della scelta”: i soggetti sono invitati a scegliere lo stimolo che a loro piace di più;
    • Il “metodo produzione”: il soggetto interviene sullo stimolo fino a renderlo il più confacente ai propri gusti o ne produce un altro egli stesso conformemente al proprio gusto;
    • Il “metodo dell’applicazione”: analisi sistematica, statisticamente controllata, di caratteristiche formali contenute in opere d’arte.

  • Esperimento del 1865 (rettangoli-stimolo).


  • Esperimento del 1876 (duplice versione dipinto).


1b) George David Birkhoff (1884-1944, Stati Uniti)

  • Nel 1928, al Congresso Congresso Internazionale Internazionale dei Matematici a Bologna presenta una relazione intitolata Qualche elemento matematico dell’arte.

  • Secondo Birkhoff, nella situazione della valutazione di un’opera d’arte sono implicati 3 processi psicologici dalla cui individuazione emergono altrettanti fattori pertinenti alla configurazione dell’opera stessa e ai quali è possibile attribuire un valore numerico:
    1. Lo “sforzo" → compiuto per cogliere percettivamente la struttura dell'oggetto (direttamente proporzionale alla sua complessità);
    2. La “percezione dell’ordine” →inerente alla configurazione o alla struttura dell’oggetto e alle sue componenti elementari;
    3. La “sensazione di piacere” → provocata dalla percezione dell'oggetto, compensando lo sforzo compiuto, tramite la percezione dell’ordine.
    Misura estetica: M= O/C

  • Secondo nuovi “adeguamenti” il valore estetico deve tener conto anche dell’efficacia comunicativa del messaggio.


1c) Daniel Ellis Berlyne (1924-1976, Canada) [LA “NUOVA” ESTETICA SPERIMENTALE]

  • Integra l’approccio classico con le nuove ricerche che si stanno svolgendo in quell’epoca in ambiti diversi:
    • quello neurofisiologico;
    • quello dell’analisi statistica e della teoria dell’informazione;
    • quello interculturale.

  • Secondo Berlyne, l’attività estetica non è altro che un particolare tipo di comportamento esplorativo “diversivo”, altamente elaborato, di “ricerca dello stimolo”, motivato intrinsecamente e basato sulle caratteristiche dello stimolo stesso.
    Le caratteristiche dello stimolo, che portano alla sua ricerca per ottenere piacere, riguardano i suoi attributi formali o strutturali. Essi dipendono dalle relazioni fra gli elementi, che a loro volta variano in base a queste dimensioni:
    • familiarità/novità;
    • monotonia/sorpresa;
    • semplicità/complessità;
    • chiarezza/ambiguità;
    • staticità/variabilità.

  • Berlyne utilizza per queste ricerche metodi che sono di tipo:
    • psicofisiologico;
    • comportamentale;
    • verbale;
    • statistico;
    • interculturale.

2
La psicologia della Gestalt o della Forma
(e la psicologia della percezione)


Rudolf Arnheim (1904-2007, Germania)

  • La psicologia della Gestalt, nella quale scuola si forma Arnheim, è una corrente psicologica incentrata sui temi della percezione e dell'esperienza che nacque e si sviluppò agli inizi del XX secolo in Germania (nel periodo tra gli anni dieci e gli anni trenta).

  • L’idea portante è che i processi mentali della conoscenza, in particolare dell’esperienza percettiva, si organizzano in configurazioni unitarie (forme),la cui totalità è qualitativamente differente dalla somma dei singoli elementi che la compongono e irriducibile ad essi (“Il tutto è diverso dalla somma delle parti”).



  • Secondo la Gestalt, esistono dei principi generali che sovraintendono al funzionamento della percezione:
    • La vicinanza: una serie di figure che non hanno alcun criterio di organizzazione si raggruppano in funzione della loro prossimità in colonna, in fila, in diagonale;
    • La somiglianza: figure simili si evidenziano nel campo percettivo e si uniscono tra loro;
    • La buona continuazione: una distribuzione spaziale di elementi viene percepita come derivante dal movimento di un singolo elemento lungo tutti i punti che costituiscono la configurazione;
    • La chiusura: quando una struttura potenzialmente integrata ha dei vuoti o delle parti mancanti viene percepita ugualmente come una figura chiusa.



  • Arnheim utilizza i principi della psicologia della Gestalt per studiare i modi di organizzazione e di funzionamento della percezione estetica (spazio, luce, colore, movimento, etc), utilizzando un metodo fenomenologico, ossia descrivendo i fatti così come sono percepiti dai sensi.

  • Secondo Arnheim, il processo visivo è un atto creativo in quanto percezione di strutture significanti (non di elementi singoli).

  • Uno dei più interessanti studi di Arnheim sulla percezione estetica riguarda l’architettura del Guggenheim Museum di New York, in particolare la disposizione a spirale dell’edificio.


3
Il cognitivismo


Nelson Goodman (1906-1998, Stati Uniti)

  • Il cognitivismo nasce intorno agli anni ‘50, con l’intento di riportare al centro dell’indagine scientifica la mente e le attività ad essa collegate. L’idea principale è che la mente non sia un recettore passivo degli stimoli ambientali, ma un elaboratore attivo, che filtra le informazioni che arrivano dall’esterno.

  • L’attenzione si sposta, quindi, sui processi della mente e sul loro meccanismo: la percezione, l’apprendimento, la memoria, l’attenzione, il linguaggio e le emozioni.

  • Nel 1967, Goodman fonda il “Project Zero ”, un gruppo interdisciplinare di ricerca nel Massachusetts, al quale partecipano: filosofi, psicologi, neurologi, matematici, etc. , che indaga sul rapporto fra i linguaggi simbolici dell'arte e lo sviluppo cognitivo.

  • Attraverso il Project Zero, G. inaugura una serie di studi sull’emozione estetica, nei riguardi della quale afferma che:
    “L’emozione nell’esperienza estetica è uno strumento per discernere quali proprietà siano possedute ed espresse da un’opera”
    (Goodman, 1968).

  • Goodman fonda una sua teoria continuatista immaginando un sistema altamente integrato, dove il sistema percettivo esplora attivamente quanto vede ed osserva ed è pertanto presente, ma non come un elemento da considerarsi disgiunto dalla componente cognitiva. Per questo qualsiasi cosa venga percepita, nella sua visione, sarà sempre un’interpretazione.




  • Riguardo il termine “cognitivismo”.
    • Cognitivismo:
      orientamento della psicologia sperimentale (detto anche psicologia cognitiva) che privilegia lo studio dei processi cognitivi (percezione, memoria, ragionamento, linguaggio, ecc.) con cui l’individuo acquisisce e trasforma le informazioni provenienti dall’ambiente, elaborando conoscenze che influiscono in maniera determinante sul comportamento.
      (da Vocabolario Treccani)

4
La psicoanalisi


  • La psicoanalisi si è occupata, da Freud in poi, dell’esperienza estetica, sia per quanto riguarda la fruizione, sia per la creazione dell’opera. L’interesse nacque dal riscontro di un legame tra creatività e psicopatologia.

  • Freud compiendo degli studi sulla personalità dell’artista, in Il poeta e la fantasia, si chiese da dove l’artista traesse la materia per elaborare la sua opera. Sembra abbia trovato una risposta nella fantasia e nell'esperienza infantile.
    La fantasia rappresenta una valvola di sfogo di tensioni inconsce che altrimenti non si potrebbero esprimere in modo adeguato, i desideri insoddisfatti divengono le forze propulsive della fantasia.




  • Nel saggio Il Mosè di Michelangelo Freud sostiene che l’attrattiva che un’opera può esercitare sul fruitore è legata all’intenzione che l’artista riesce ad esprimere.

  • Psicoanalisti più recenti, pur partendo dalle formulazioni freudiane, si sono concentrati maggiormente sull’analisi formale delle opere, sostenendo l’ipotesi che vi sia un'innata attitudine estetica a cogliere i significati attraverso il bello. Attitudine che ha le sue fondamenta nella capacità di sperimentare il buono e il bello, rifacendosi, per esempio, all'infanzia, relativamente all'esperienza dell'allattamento e al volto della madre.

  • Altri autori hanno parlato di una innata disposizione a fare esperienze del sublime.
    Probabilmente vi è nella psiche un'inclinazione ad essere esteticamente impressionata, condizione necessaria allo sviluppo, e non conseguente.
    È Freud stesso ne Il poeta e la fantasia a sottolineare l’importanza delle qualità formali di un’opera d’arte. La creazione di una forma iscrive le manifestazioni dell’inconscio, rende quest’ultimo ammissibile, liberandolo dal rigore normativo del super-Io. Il linguaggio artistico offre un nuovo ordine in cui è possibile fare esperienza della realtà inconscia, senza tensioni. La sublimazione si configura, in conclusione, come arte dell’espressione inconscia.




  • Riguardo al termine “psicoanalisi”.
    • Psicoanalisi:
      disciplina fondata da S. Freud, che ha per oggetto lo studio e il trattamento terapeutico di disturbi di tipo psicologico nel quadro di una teoria dinamica della psiche il cui concetto centrale è quello di inconscio.
      (da Enciclopedia Treccani)




Mappa conclusiva

Questioni gerarchiche


Prima psicologia e poi arte? O prima arte e poi psicologia?
  • Il termine “psicologia dell’arte” presuppone che si privilegi la prospettiva della psicologia su quella dell’arte. Questo porta a:
    • una concezione di questo campo di studi più marcata in senso scientifico;
    • una frammentazione e parcellizzazione delle ricerche.
    Tenendo conto solo delle certezze della scienza, senza considerare le ragioni dell’arte, si rischia di perdere di vista la complessità e la specificità del fenomeno artistico.

  • D’altro canto se si tiene conto solo delle ragioni dell’arte, ponendole in primo piano, si rischia di avere una concezione “debole ” della psicologia dell’arte. In questo modo si conserva maggiore leggerezza e libertà, che permettono di comprendere le ragioni dell’arte, ma si deve necessariamente rinunciare alle certezze della scienza.

  • Affinchè psicologia e arte possano convivere, bisogna dare spazio non solo alle certezze della scienza, ma anche alle ragioni dell’arte. È necessario, quindi, che la psicologia si cali di più all’interno del mondo dell’arte, ponendosi in una posizione di maggiore libertà dalla scienza.


Discussions about hierarchy


Before psychology and after art? Or before art and after psychology?
  • The term “psychology of art” supposes that psychology is more important than art.
    This leads to:
    • a prevalent scientific conception of the studies;
    • a fragmentation of the researchs.
    Considering only the certainties of science, without the reasons of art, we have to pay attention not to forget the complexity and the specificity of the artistic material.

  • On the other hand, if we suppose that art prevails on science, we have to pay attention not to have a “weak” conception of psychology of art.
    The positive aspect is that we reserve more lightness and freedom, thats good to understand the reasons of art.

  • In order that psychology and art can coexist, is important that we reserve enough space to science's centainties like to art's reasons. To permit this is necessary that psychology enters more art's world, in a condition of major freedom from science's laws.